Prof. Rolando Paterniti
Fondatore e direttore della Scuola Tecnica Peritale "Intendere e Volere" di Firenze
Ho deciso di fare lo psichiatra al secondo anno di liceo, era il 1966. Volevo aiutare le persone che si comportavano in modo strano e ragionavano secondo una logica che appariva incomprensibile. Volevo capire perché queste persone vivevano rinchiuse dentro alla Città dei matti e perché tutti – quelli fuori dalla Città dei Matti – ne avevano paura. Volevo curarli, e per questo decisi di fare il dottore dei matti. Così ebbe inizio una passione che ancora oggi, dopo tanti anni, è rimasta inalterata.
Erano anni strani, molto particolari, perché tutto stava cambiando e ogni cosa sembrava possibile, bastava volerlo. Ancora studente, cominciai a frequentare i manicomi di Firenze e di Arezzo, e vidi cose che non avrei mai immaginato.
Da allora il mondo della follia è completamente cambiato, anche se la sofferenza mentale è ancora presente e si esprime in forme diverse rispetto al passato. Non esistono più i manicomi, sono stati sostituiti da molti altri luoghi nei quali, tuttavia, continua a manifestarsi un modo diverso di percepire il mondo e di intendere le cose della vita.
Dopo anni che già lavoravo come psichiatra, mi chiamò un giudice del tribunale per affidarmi una valutazione su un soggetto che aveva dato scandalo nell’atrio della stazione di Firenze. Fu in questa occasione, era il 1985, che entrai per la prima volta in una villa medicea che sembrava una fortezza adagiata sulla riva dell’Arno: era il manicomio criminale di Montelupo Fiorentino, il luogo in cui rinchiudevano i cosiddetti rei folli.
Non ho mai smesso di occuparmi di persone che soffrono di problemi mentali e hanno commesso reati. Da allora ho visitato tanta gente e ho fatto oltre 1600 perizie in materia psichiatrica. Mi sono occupato di molti casi tristemente venuti alla ribalta delle cronache, come il delitto di via della Scala a Firenze – raro esempio di stalking da parte di una donna su un’altra donna-, oppure il delitto del sadico che crocifiggeva le sue vittime, e ancora di una madre che non sopportava più i suoi figli, dell’uomo che uccise la moglie e tentò di spararsi, della ragazza che avvelenò il fidanzato, dell’uomo che voleva vivere da solo e uccise il compagno di stanza perché di notte russava troppo… E chissà quanti potrei citarne.
Oggi voglio trasmettere le competenze acquisite in tanti anni di attività a tutti i professionisti che hanno la volontà di approfondire la conoscenza teorica e pratica della tecnica peritale, insegnando loro come affrontare una perizia e come redigere una relazione peritale. Ho dedicato la mia vita professionale ad aiutare le persone, oggi vorrei aiutare anche i miei colleghi.